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“Carceri della Toscana un pericolo che si sottovaluta, la Polizia Penitenziaria chiede lo Screening”

La Polizia Penitenziaria che presta servizio presso le carceri della Toscana, attraverso il Coordinamento Sindacale regionale della UIL-PA Polizia Penitenziaria, lancia l’allarme e chiede anch’essa al servizio sanitario della Regione Toscana il “tampone” per il personale.

Dopo le professioni come dottori e infermieri che lavorano anch’essi nel carcere e in un unico ambiente, riteniamo che vi sia la necessità della tutela e della difesa e la salvaguardia della salute di tutti. Ne da comunicazione il Segretario Generale Regionale della UIL-PA Polizia Penitenziaria Eleuterio Grieco.

“I casi di positività da coronavirus Covid-19 tra il personale della Polizia Penitenziaria, medici e infermieri nelle carceri aumentano a livello nazionale e proprio ieri vi è stato il primo morto nel carcere di Milano Opera, dove un poliziotto penitenziario di età giovane non c’è, l’ha fatta – aggiunge Grieco – Nelle carceri Toscane continuano a scarseggiare mascherine, dpi, sanificazioni, gel antisettico e pulizie straordinarie, nonostante gli enormi sforzi dell’amministrazione penitenziaria regionale che in questo momento sta mettendo in atto”.

“Il personale è a forte rischio di contaminazione poiché sovente esso è chiamato a eseguire attività lavorative anche esterne mediante i provvedimenti di esecuzione dei controlli presso i domicili in esecuzione della pene alternative alla detenzione previste dal governo (arresti domiciliari con braccialetto elettronico) nonché servizi presso gli ospedali per cui il rischio è elevatissimo – conclude Grieco – L’appello lo rivolgiamo al Presidente Enrico Rossi e all’Assessore alla Sanità regionale Stefania Saccardi, poiché il sistema Penitenziario Regionale potrebbe essere a rischio elevato vanificando così lo sforzo di tanti cittadini oggi rinchiusi nelle proprie abitazioni. Perché se si alimenta il virus all’interno dei penitenziari, sarebbe molto pericoloso poi conciliare salute e sicurezza vista la virulenza della malattia specialmente nella provincia di Firenze che non ha ancora predisposto un reparto attrezzato per ricoveri di pazienti detenuti.

Firenze, 27 marzo 2020